Io pianto alberi - Cronaca di una mattinata con Andrea Arreghini
Autore Beniamino Bortelli - contributi di Anna Bergamin e Gabriele Zenezini
PIANTO ALBERI PERCHÉ NOI ABBIAMO BISOGNO DEGLI ALBERI
Non mi sono svegliato bene stamattina per via del troppo caldo, del quale, peraltro, sebbene in minuscola parte, anch’io sono responsabile. Inutile, quindi, protestare, facciamo piuttosto le solite cose che si fanno al mattino: un buon bagno e la solita tazzina di caffè. Me lo sto ancora gustando quando, nelle vicinanze, il cellulare trova il modo di farsi sentire. In quel preciso momento mi viene in mente che lo devo mettere in carica, quindi lo vado a prendere e, già che ci sono, do una controllata ai messaggi.
- Ciao Beniamino, mi dice Andrea Arreghini se andiamo a incontrarlo oggi. Vieni con me fra un po’? Staremo via un’oretta.
È Gabriele. Con lui e tante altre persone abbiamo costituito una associazione in difesa degli alberi che abbiamo chiamato: Alberi in comune. Perché? Per molti motivi che sono riportati nello statuto, ma se volete sapere la mia opinione, io l’ho fatto semplicemente perché mi sono stancato di vedere che gli alberi vengono tagliati e abbattuti con una infinità di pretesti e sono stanco di non fare niente. Vorrei che fossero trattati con rispetto, un rispetto del tutto simile a quello che si deve alle persone.
Ma questa è un’altra storia, ora concentriamoci sul messaggio. Parla di un certo Andrea, del quale ho sommariamente alcune informazioni che Gabriele mi ha da poco girato. So che è un signore di Torre di Mosto, so che pianta alberi e che promuove la raccolta volontaria dei rifiuti.
Ignoro per quali canali queste informazioni siano filtrate fino a raggiungere la nostra associazione, ma sono incuriosito, perciò decido di acconsentire.
- Ok, dammi solo il tempo di prepararmi.
A farla breve in mezz’oretta siamo in strada diretti verso la Triestina.
- Andrea siamo a Ceggia, dove ti troviamo? Davanti al campo sportivo? Va bene.
Ci aspetta al campo sportivo di Torre e noi in un attimo siamo là, che, quasi, lo stiamo saltando.
Una rapida manovra ed entriamo.
Non dobbiamo attendere molto e un’auto scura ci affianca. La persona che ci viene incontro è giovane, fisico asciutto, atletico, capelli corti neri, un po’ di barba e movimenti veloci. La sua stretta di mano robusta ci mette a nostro agio, il suo approccio è diretto, non formale, mira al sodo, come la sua parlata sciolta, rapida, coinvolgente.
Non si resta lì fermi, se non per la frazione di minuto che gli serve per liberare i sedili, poi ci fa salire nella sua auto e partiamo.
Con un breve tragitto arriviamo in un parco. Scendiamo.
Noi gli spieghiamo gli intenti della nostra associazione e parliamo dei problemi delle piante lungo le strade.
- Eh, qui c’è un assessore che ha chiaramente detto che la priorità per il comune è lo sfalcio. Ho proposto più volte di piantare lungo le strade, ma si preferisce non piantare per non aumentare i costi della manutenzione. Al contrario, si taglia e si fanno chilometri di ciclabili completamente esposte al sole.
Ci indica un filare di piante e ci dice:
- Ecco, io faccio questo, mi procuro le piante, cerco un luogo e pianto. Queste che vedete sono tra le prime che ho piantato.
- Com’è che fai?
- Non sono da solo. In Italia c’è una rete con migliaia di persone che piantano alberi. Qui poi ci sono dei giovani che mi aiutano, ma ci vuole tanto lavoro. Ci dedico i fine settimana, gli altri giorni vengo di mattina, prima di andare al lavoro.
- Come ti procuri le piante?
- Un po’ sono piante che raccolgo. Ci sono un sacco di piantine che nascono spontanee nei prati, le prendo prima che passi lo sfalcio e le ripianto.
- Immagino ti serviranno i permessi.
- S’intende. Chiedo sempre il permesso al sindaco sia per raccogliere, che per piantare. Ma ci sono anche i privati.
- Qui vicino c’è un boschetto privato. Le piante sono disposte a filari e tra un filare e l’altro è tutto sfalciato. Ma lungo ciascun filare cresce di tutto e la proprietaria del bosco mi consente di raccogliere le piantine.
- Un po’, però, sono piante che semino. Raccolgo i semi e li pianto. Ho una terrazza piena di piantine.
- E poi c’è sempre il vivaio. Quelle piante che vedi là sono quelle di ridiamo un sorriso alla pianura. A Verona un vivaio stava buttando un centinaio di piante. Ho mandato lì un furgone a prenderle e così ne ho piantato altre cento di piante.
- Con quale criterio scegli le piante?
- Ogni parco ha già degli alberi. Cerco di affiancare piante dello stesso tipo, o comunque piante del luogo, autoctone. Piante che ho, perché la cosa importante è piantare.
- Conosci le piante, hai delle competenze ci pare.
- Sono perito agrario, comunque l’esperienza la fai con il tempo.
- Ogni tanto sbaglio. Lo vedete quell’ontano laggiù?
Noi tiriamo il collo ed infine lo scorgiamo. Nel nostro sguardo un punto di domanda.
- L’ho messo lì ma ho sbagliato. L’ontano ha bisogno di tanta acqua e lì ce n’è poca. Il prossimo lo metto lungo un fosso.
- So che vengo criticato per questo ed altro. Mi dicono - tu hai piantato una betulla qui- per dirmi che lì una betulla proprio non ci andava, ma io avevo una betulla da piantare. Non mi interessano le finezze.
Intanto che parla si sposta continuamente, repentino, dal filare di piante alla macchina, dalla quale estrae delle taniche bianche piene d’acqua e con essa bagna con grande cura ogni piantina.
- Le bagni per via del periodo secco immagino. Per quanto le devi bagnare?
- Le piante non basta piantarle, bisogna anche seguirle, almeno nei primi tre anni. Poi quando sono grandi non serve più nulla. In un parco come questo le piante grandi si arrangiano da sole. Nessuno le segue o le pota. Ma quando sono piccole sono vulnerabili, hanno bisogno dell’acqua.
Io ho un rapporto spirituale con le piante. Se vengo in primavera sento il profumo dei fiori.
Io non dormo la notte se non ho bagnato una piantina che mi potrebbe morire.
Intanto si ferma e controlla le foglie.
- Sembra un po’ secco, non c’è pericolo?
- No, no, nessun pericolo. Poi una pianta secca non è detto che sia morta. Io uso questo metodo per capirlo. Raschio con l’unghia un po’ di corteccia.
E intanto lo fa. Sotto la corteccia appare un po’ di legno con un colore verdino chiaro.
- Guardo il colore. Se è verde come qui è ancora viva.
Frattanto tutte le piante sono state bagnate e, senza indugio, ci ricarica in macchina e ci porta in un secondo parco.
Ci indica una serie di piantine e ci dice:
- Queste le hanno piantate i bambini delle elementari con un progetto che ha coinvolto le scuole.
- Interessante.
- Cerco di creare una mentalità ecologista coinvolgendo anche i bambini. Gliele facciamo piantare perché mi interessa fargli capire che noi e loro abbiamo bisogno delle piante. È il solo modo, per me, che funziona veramente.
Ci offriamo di aiutarlo con l’acqua e scattiamo qualche foto.

Finito ci spostiamo ancora.
Siamo in prossimità di un terrapieno dove una parte è ben alberata, mentre un’altra è spoglia.
- Qui hanno mandato un operaio. Doveva solo ripulire dall’erba, ma lui deve aver capito male perché ha cominciato a sbancare tutto, togliendo anche la terra.
Per fortuna ce ne siamo accorti e siamo riusciti a limitare i danni, ma questo lato abbiamo dovuto ripiantarlo.
Intanto che si bagna, ci descrive le piante una per una, ciascuna con il suo nome.
Ci spostiamo ancora. Passiamo di corsa vicino ad un campo dove ci mostra velocemente alcuni alberelli. Poi si gira e ci indica degli alberi grandi, lontani.
- Vedete quegli alberi potati lì in fondo?
Ho fatto una battaglia con il proprietario che li voleva tagliare alla base. Infine li ha solo potati. In primavera in piena fioritura, con la scusa che sporcano. Gli ho detto che i fiori magari sporcano, ma servono alle api . Lui mi ha risposto che le api ne trovano tanti di fiori da altre parti e li ha tagliati. Come si fa! Queste cose mi fanno star male.
La gente guarda le inezie. Le foglie cadono e sporcano, le chiome chiamano insetti, i rami tolgono il sole, le radici rompono il marciapiede … e per questi inconvenienti potano, capitozzano, tagliano un albero. Non considerano che hanno bisogno dell’albero, per quello che fa per il clima e non solo. Non a casa mia!
Ma c’è anche gente che mi aiuta. Una volta abbiamo ricevuto una donazione di cento euro per piantare e non sappiamo neanche chi fosse il benefattore. Una signora mi ha detto: - mi piacerebbe avere due ciliegi per il mio giardino - e io le ho risposto: - io te li procuro, ma tu devi bagnarli. E così è stato.
Un modo per piantare un albero in più.
Un altro spostamento ed un ultimo parco in un luogo in cui ci sono infrastrutture sportive e piste ciclabili.
Io scatto altre foto, mentre Gabriele aiuta Andrea con le taniche.

Nuovo paragrafo
Terminato decidiamo che c’è spazio per qualcosa di fresco e dissetante. Ci indirizziamo al bar lì vicino. Seduti davanti a una bibita, un ultimo scambio di vedute a trecentosessanta gradi.
Ci scambiamo i riferimenti social.
Andrea è su facebook, al link: https://www.faacebook.com/Pi%C3%B9-Alberi-102067227856506 .
Noi invece abbiamo due link, uno su facebook: https://www.facebook.com/alberiincomune ,
l’altro rimanda al nostro sito: https://www.alberiincomune.org .
La difesa degli alberi ha molte sfaccettature, aspetti più o meno formali – lui lascia intendere che soffre parecchio la burocrazia, che noi invece trattiamo, preferisce gli aspetti più pratici del fare che per lui sono la parte fondamentale.
- Se anche voi volete piantare alberi, dice, ottobre e novembre è il momento migliore, perciò organizzatevi in modo da non perdere questo momento, altrimenti dovrete andate all’anno dopo e sarà un anno sprecato.
Ma parliamo anche d’altro.
Poi d’improvviso si gira verso di me e mi dice:
- Una sola cosa ti chiedo, che venga messo in evidenza che gli alberi servono, per il resto puoi scrivere quello che vuoi. Quando ero giovane mi sono avvicinato ai problemi ambientali e ho letto molto. Tutto importante, ma la mia vita è cambiata quando ho capito che gli alberi ci servono. Tutto il resto viene dopo.
Trasecolo perché io mi ero fissato sul rispetto degli alberi, cioè sul principio che gli esseri viventi hanno la stessa dignità.
Ma comprendo che ha ragione. Non sono i bei principi che muovono le persone, ma i bisogni concreti.
Ed il fatto eclatante è che, che ci piaccia o no, noi abbiamo bisogno delle piante. Tutto parte da qui e il resto viene dopo.
Quando ci salutiamo la mattinata è interamente trascorsa.




